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martedì 26 aprile 2016

I TRITONI DELL'APPENNINO



Non solo uccelli: lunedì 18 aprile, infatti, ho partecipato ad una bella escursione che aveva come obbiettivo l'osservazione dei tritoni. Devo ammettere che non avevo mai prestato particolare attenzione agli anfibi; anzi, avevo osservato solamente rane e una volta, anni fa, una Salamandra, in giardino. 
La meta dell'escursione era la val Trebbia, per l'esattezza pietra Perduca. Salendo dal paese di Perino, si arriva ad una formazione rocciosa dove è stata costruita una chiesa, risalente al Medioevo. I monaci che vivevano nella chiesa costruirono delle vasche nella roccia, che vengono alimentate da acque sorgive molto fredde. In questo habitat particolare vivono ben 3 specie di tritoni: il Tritone crestato italiano (Triturus carnifex), il Tritone punteggiato (Lissotriton vulgaris) ed il Tritone alpestre (Ichthyosaura alpestris), qui presente con la sottospecie apuanus.
Il punteggiato non siamo riusciti a vederlo.
L'alpestre era presente solo con qualche individuo, tra maschi e femmine. Tra le 3 specie è quella di dimensioni minori, senza una grande differenza tra maschi e femmine.
Il maschio in livrea riproduttiva presenta i fianchi di un bel blu elettrico acceso. La femmina, invece, presenta una colorazione del dorso più omogenea e meno appariscente, con un disegno marmorizzato. La sottospecie apuanus si caratterizza per la gola con puntini neri.
Il ventre è arancione in entrambi i sessi con piccoli puntini neri ai lati.




Il crestato è la specie di maggiori dimensioni: i maschi sono generalmente più piccoli delle femmine, che possono arrivare a misurare 18 cm di lunghezza.
Il maschio in livrea riproduttiva presenta una cresta sul dorso che può arrivare a misurare 3 cm di altezza. Il dorso è di colore grigio con grosse macchie nere.
La femmina, invece, ha il dorso grigio scuro piuttosto uniforme, mentre il ventre è arancione con grossi pallini neri.






Questi luoghi sono veramente affascinanti e, oltre ai tritoni, la biodiversità è molto elevata. Anche la giornata, senza nuvole, anche se con un vento fastidioso, aiuta a godere al meglio della natura.
Anche osservando anfibi e una incredibile varietà di fiori e piante, rimango sempre all'erta e rivolgo un occhio o un orecchio per cercare di trovare anche qualche volatile.
Niente di particolare, ma Gheppi e Poiane sorvolano costantemente i campi aperti, due Rondini montane girano intorno a pietra Perduca forse per scegliere dove fare il nido. Dalle macchie alberate, dalle siepi e dagli arbusti, invece sento il richiamo di specie che quest'anno non avevo ancora trovato: un maschio di Sterpazzolina di Moltoni canta poco distante da uno Zigolo nero. Dai boschi invece, sento il richiamo di Usignoli, Capinere, Cuculi e Luì piccoli.
Gli ambienti xerici di questa valle ospitano anche diverse specie di Orchidee. Infatti, siamo riusciti a trovarne diverse, alcune al massimo della fioritura e altre già sfiorite.
Nel dettaglio, abbiamo osservato: Anacamptis morio, Ophrys sphegodes e Orchis purpurea (i due esemplari nelle foto sottostanti).



Abbiamo concluso la visita con la scalata alla vetta di una montagna poco distante, pietra Parcellara.
La salita fino agli 800 m o poco più della cima ci ha ripagato con un panorama davvero mozzafiato.
Lo sguardo poteva spaziare dalla catena delle Alpi, con il monte Rosa e la Grigna, scendendo per la pianura padana, fino a sud, verso gli Appennini veri e propri.